31 agosto 2006

Halong Bay

Effettivamente la scelta dell'escursione di un giorno, ci costringe ad una sfacchinata in autobus (3,5 ore ad andare ed altrettante a tornare), ma abbiamo deciso che, essendo comunque l'Australia la meta finale, ci fermiamo il minimo indispensabile in altri luoghi, giusto per assaggiare al volo le impressioni.
Halong significa "luogo in cui il Drago si inabissa" (come faccia a starci 'sto popo' di frase di due paroline, non so), perche' la leggenda vuole che il paesaggio della baia sia stato creato dal passaggio di un drago che, con furenti colpi di coda, si creava una via per gli abissi.
La baia di Halong ricorda molto da vicino il paesaggio di Yangshuo, con le sue improvvise e verticali vette, ma qui' il tutto si svolge in mare, nel Golfo del Tonkino.
La nostra barca scivola verso i labirinti che si creano tra gli infiniti arcipelaghi di queste isole improvvise, dove ci sono villaggi galleggianti di pescatori che, per tutto l'anno, forniscono il pesce che allevano e pescano ai natanti.
Veniamo avvicinati piu' volte da piccole imbarcazioni di venditori di frutta che "arrembano" la barca per tentare un affare.
Il mare e' di un colore che varia tra il verdone scuro e il marrone, per nulla invitante, ma il paesaggio vale senz'altro la fama che porta, e questo posto merita la nomina a Patrimonio dell'Umanita' che l'Unesco gli ha conferito.
Rientriamo stanchi alle 19,30; il tempo di una cena, di una doccia e a nanna.
Oggi abbiamo visitato la citta' di Hanoi, in cui abbiamo trovato il terzo mausoleo dall'inizio del viaggio, dopo quelli dedicati a Lenin e a Mao Tze Tung.
Il "bello" della citta' e' senz'altro il quartiere francese, gia' descritto, con le sue strade affollate.
Finalmente vediamo qualche turista, dopo parecchi giorni.
Ci sorprende molto la circolazione stradale. Provate ad immaginare un incrocio in cui provengano dai quattro lati 200 motorini e poche macchine: i flussi si intersecano contemporaneamente al centro del crocevia, all'apparenza senza frenate e brusche deviazioni, e dopo pochi secondi tutti sono passati dall'altra parte senza incidenti. L'unica costante e' il clacson. Tutti lo usano di continuo per ogni cosa: segnalare il proprio arrivo, segnalare un sorpasso, salutare un amico, etc.
Sembra di essere in presenza costante di cortei matrimoniali che vagano per la citta'.
Il complesso del Mausoleo di Ho Chi Min, lo "Zio Ho", padre della patria, e' costituito principalmente da un grande museo a lui dedicato, da una palafitta in cui ha vissuto alcuni anni e, ovviamente dal mausoleo stesso.
Questo, secondo gli architetti che lo progettarono, doveva ricordare una casa tradizionale ma, sinceramente, appare come un cubo di marmo contornato di colonne. Si, fa caldo e mi sono tolto i peli dalla faccia.
Questa sera partiamo in autobus per il sud del Vietnam; non abbiamo ancora scelto la localita', ma sara' un posto dal mare cristallino, una spiaggia immersa in un palmeto e con un cameriere che porta in continuazione cocktail con ombrellini.
Vi faremo sapere...
A presto.

F & V

Yangshuo - Hanoi (Vietnam)

Ci lasciamo alle spalle la bella e troppo frequentata Yangshuo, diretti in autobus verso Nanning, ultima grande citta' cinese prima del "Passo dell'Amicizia", la frontiera con il Vietnam.
Dormiamo a Nanning in un discreto alberghetto di fronte alla stazione e, al mattino alle 08.00, prendiamo il treno per Pingxiang, villaggio cinese sulla frontiera.
Davanti a noi siede una giovanissima madre con figlioletto di quattro mesi.
Abitudine curiosa dei cinesi (un'altra), e' quella di vestire i neonati fino ai 2 anni con completini che hanno una apertura da coccige fino al pube e di non dotarli ne' di mutande ne' di pannolini.
Pare che attendano che la natura faccia il proprio corso e basta.
In effetti la natura ha fatto il suo corso e la giovane madre, come prevedibile, ha fatto meta' viaggio coperta di pipi' (le e' andata ancora bene...): tutto normale.
Arriviamo a Pingxian dove carichiamo gli zaini su un "mezzo" (foto) che ci porta alla frontiera, circa 9 km.
Percorsi questi, dobbiamo fare a piedi circa 600 metri in salita verso il contro doganale. Il passo dell'amicizia si puo' passare solo a piedi, per il momento non esistono strade anche se ci sono dei lavori.
Passati i controlli cinesi facciamo altri 200 metri e ci dedichiamo ai controlli vietnamiti. L'ultimo pensiero di Virgy per la Cina e': "gli uomini del paleolitico erano piu' puliti di questi". Ci siamo !!! La strada per Hanoi e' spianata.
Prima un taxi ci porta a Lang Son, e da qui prendiamo un autobus per Hanoi.
Il paesaggio e' verdissimo e puntinato di rilievi collinosi, alcuni morbidi e tondi, altri verticali e rocciosi, anch'essi ricoperti da una fittissima vegetazione.
Sterminate le risaie.
Siamo ormai nel tropico del Cancro e l'umidita' e' pesante.
Alle 16,30 siamo all'Hanoi Spirit Club in una bella camera di una casa in stile coloniale.
Nella serata facciamo una passeggiata nel quartiere vecchio, quello in cui stiamo, costituito da strette stradine invase da motorini e pedoni su cui si affacciano strette ed alte case di stile francese, ormai degradate ma con intatto tutto il loro fascino. Provo una naturale simpatia per questo popolo martoriato che, con il suo orgoglio, e' riuscito, unico al mondo, a sconfiggere grandi potenze mondiali come la Francia, la Cina e, soprattutto, gli Stati Uniti d'America.
Camminare sui marciapiedi e' impossibile perche' sono occupati da venditori e motorini, la carreggiata e' una meravigliosa ed allegra anarchia di pedoni, riscio' e scooter.
Non esistono regole, ma nessuno cade mai, sembra impossibile.
Per la cena ci concediamo un "banh cuon" in un locale sulla strada. Ci portano dei foglietti di carta di riso in cui dobbiamo avvolgere i diversi ingredienti: foglie di lauro, foglie di menta, prezzemolo, dei pezzettini di oliva e orecchie di porco a lamelle; il tutto da intingere in una gustosa salsina. Ottimo.
Domani andremo alla baia di Halong, motivo della nostra sosta ad Hanoi, oltre che per la visita alla citta'.
Ciau.

F & V

27 agosto 2006

Yangshuo

Arriviamo a Yangshuo con l'idea di alloggiare al Lisa's Cafe', un ostello consigliato dalla guida.
Un bel guappo ci attende alla stazione degli autobus e, spacciandosi per un collaboratore dell'ostello, ci porta al suo albergo, dicendo che la' non c'era posto. Virgy che e' scaltra non se la beve: lo molliamo e arriviamo al Lisa's Cafe', dove i posti abbondano.
L'ostello e' confortevole e i ragazzi molto disponibili; prenotiamo una gita in bici per il giorno dopo e dedichiamo l'intera giornata al relax al riposo.
Yangshuo doveva essere splendida tanti anni fa, prima che il turismo la invadesse.
Ora e' sempre bella, ma sommersa da negozietti e venditori di qualunque cosa. Dalla nostra finestra abbiamo una bella vista (foto 1).
I dintorni di Yangshuo sono costellati da ripidi picchi montagnosi che rendono magica l'atmosfera, pare di poter vedere spuntare un drago da un momento all'altro.
Qui' c'e' ancora chi pesca con i cormorani e, pagando, si puo' partecipare.
Il suolo e' ricoperto dalla fitta vegetazione tropicale che orla i fiumi e le strade.
Ci siamo goduti il paesino e il paesaggio per due giorni domani ripartiamo con destinazione Nanning, citta' di transito per il Vietnam. Siamo costretti a fermarci a dormire perche' la frontiera chiude alle 16 e non facciamo in tempo ad arrivarci.
Nel frattempo io mi sono fatto fare un massaggio tradizionale ai piedi che mi ha massacrato (niente dicerie: Vallua' era presente).
Questa volta mettiamo anche una mia foto, cosi' i fan e i parenti sono soddisfatti.
Come ultima cena ci siamo lanciati su un chiosco con spiedini di carne VARIA.
Vallua' ha scelto tutto cio' che era di certa identificazione, io l'opposto, scegliendo spiedini di consistenza e colore sconosciuti. Non so cosa abbia mangiato ma tutto era gradevole; le specialita' del posto, comunque erano: scoiattolo, topo di campagna e cane...

F & V

Datong - Guilin

Ancora in viaggio. Siamo stanchi e alla prossima tappa riposeremo un po'.
La meta e' Yangshuo, vicino a Guilin, nel sud della cina, dove pare che il paesaggio di picchi carsici renda l'atmosfera incantevole.
Non e' cosi' facile pero'. I treni sono tutti pieni.
Da Datong a Taiyuan prendiamo un autobus: la citta' non e' niente di speciale ed affonda costantaente in una nebbia di umidita' e smog (foto).
Da Taiyuan non ci sono posti ne' in treno ne' in autobus per Wuhan, la seconda tappa del viaggio verso Guilin.
Dobbiamo accomodarci in un alberghetto per 14 euri, in una stanza con la moquette dai colori fantasiosi: cioe', in origine era probabilmente marrone, ma la quantita' di macchie rende impossibile definirne l'originale colore. Il letto e' durissimo e io ho finito i libri.
Adesso viene il bello. Siamo riusciti a trovare due posti su un autobus "extralusso" su cui ci si puo' coricare per Wuhan (13 ore con partenza alle 16,30).
Quando ci presentiamo, l'orrida sorpresa. L'autobus e' composto da tre file di cuccette, due verso i finestrini e una nel mezzo e misurano al massimo 160 cm.
Ci fanno togliere le scarpe prima di salire, e mi sembra un bel gesto, se non fosse che la solita moquette che ricopre i pavimenti e' gia' straunta e piena di macchie e, secondo me, abitata.
Virgy e' radiosa. Non osa coprirsi con le coperte fornite dall'equipaggio perche' colorate come la moquette dell'albergo e addirittura io ho dei dubbi.
In qualche modo ci sistemiamo e si parte. Il top lo raggiungiamo quando l'odore dei piedi di tutti gli occupanti cinesi si addensa come una nube tossica. Virgy ha di nuovo i conati.
Di notte fa freddo perche' l'aria condizionata viene sparata per mitigare la nube, e io mi raffreddo.
Arriviamo a Wuhan alle 8,30 (in ritardo) e troviamo un clima favorevole 35 gradi e 90 percento di umidita'. Abbiamo scoperto che questa e' chiamata dai cinesi "la fornace della Cina".
Troviamo un treno per Guilin alle 15,10, ma solo su poltrone "dure". Aiaiaiai.
Sono 15 ore, ma questo non e' nulla.
Quando saliamo sul treno vediamo che non e' poi cosi' male, se davanti non si mette nessuno possiamo pure allungare un po' le gambe... errore!
In Cina vendono tutti i biglietti per le poltrone e poi gli altri comprano per stare in piedi. Il treno diventa un barattolo di acciughe: quelli in piedi pigiano sulla povera Virgy che ha la poltrona verso il corridoio: l'aria condizionata va e viene. Poi inizia il dramma della cena. I cinesi mangiano e buttano a terra tutto quanto avanza e scatolami vari. Un bimbo accompagnato dal nonno si e' unto le mani in un modo orribile con della carne di pollo e poi e' salito con i piedi scalzi e lerci su un sedile toccando tutto cio' che era a tiro, nell'indifferenza generale.
Una signora di una certa eta', finito anche lei il pollo, si e' pulita tranquillamente sui jeans, si e' pettinata e si e' tolta il nero dalle dita dei piedi. Sempre sorridendo, pero'. Naturalmente sputano anche qui', se trovano lo spazio dove far colare il tutto.
Non ce la facciamo tuta lanotte cosi'. Mi reco dal capotreno e sotto pagamento riesco ad avere due cuccette di prima classe dove dormiamo beati fino all'arrivo. Finalmente a Guilin: fuori dalla stazione prendiamo immediatamente l'autobus per Yangshuo (1 ora) e partiamo...
F & V

Escursione a Datong

Ragazzi ci sono delle foto !!!
Ne abbiamo aggiunte anche nei vecchi post.
L'escursione organizzata dal CITS e' fissata per le 9 del mattino, che in cinese vuol dire almeno le 9,30.
Quindi alle 9,30 saliamo su un piccolo autobus a misura di cinese: io non so dove mettere le gambe: proprio non riesco a sedermi e devo spostarmi in un sedile mobile piu' avanti. Virgy si arrangia.
Prima tappa dopo un'oretta di traffico il Tempio Sospeso, mirabile espressione architettonica di monaci masochisti, setta dei buddisti che, invece di costruirsi un bel tempio a terra senza troppa fatica, ne hanno voluto uno abbarbicato su un lato concavo di una montagna rocciosa, cosi' che non ricevesse ne' sole, ne' vento, ne' pioggia, ne' neve.
A parte tutto, una bella espressione di arte e architettura estrema e della determinazione cui puo' portare il fervore religioso.
Seconda ed ultima tappa le grotte di Yungang.
Kilometri di roccia di tufo scavata in splendide grotte con raffigurazioni di Buddha e della vita del medesimo, alcune enormi.
Le decorazioni alle pareti sono ricche e coloratissime e ricche di decori e miniature di grande livello artigianale ed artistico.
Alle ore 17 rientriamo con il solito mezzo e ci dedichiamo alla cena.
Questa volta optiamo per un locale con i tavoli all'aperto, dal solito aspetto "trasandato". Diciamo che un paio di ratti non ci avrebbero sfigurato ma la cena, come sempre, e' stata ottima ed abbondante.
I ragazzi che lavoravano nel locale sono rimasti molto impressionati dai nostri tesserini e hanno fatto un po' di cagnara intorno a noi.
Domattina si parte.
Come gia' detto, i posti sui treni sono difficilissimi da trovare, quindi abbiamo dovuto scegliere tra 18 ore in piedi in treno verso Xi'ang e l'esercito di terracotta e 6 ore in autobus verso la squallida Taiyuan. Ha vinto lo squallore.
A presto. I cinesi, imperterriti, continuano a scraciare.


F & V

23 agosto 2006

Beijing - Datong

La disponibilita' di posti era solo per le "hard sleeper", le cuccette dure, che fare?
E che, ce le facciamo mancare? Giammai!
Codeste cuccette, in realta', non sono affatto scomode, si tratta piu' o meno di letti con la durezza del lettino del medico.
La particolarita' e' che non ci sono scompartimenti, ma solo sottili divisori dove sono appese le cuccette a file verticali di tre; tutti insieme appassionatamente.
Anche qui' i cinesi non possono fare a meno di esercitare la funzione loro attribuita dal creato: sputare. Vengono infatti distribuiti sacchettini di plastica in cui tutti quanti espletano regolarmente questa pratica, per la gioia di Virgy.
Il viaggio trascorre piacevolmente e alla sera siamo a Datong, seicento km a ovest di Beijing.
Qui' prendiamo posto in un altro ostello a 3,5 euro a notte, ma volendo si puo' pagare anche a ore...
mentre mi reco al bagno per la minzione serale, infatti, delle fanciulle mi acclamano dalla loro stanza, che ha la porta sempre aperta. Non essendo un adone, presumo abbiano un secondo fine.
Infatti poco dopo bussano alla stanza e si affacciano, ma vedendo Virgy si ritraggono in buon ordine.
Datong ha 2,6 milioni di abitanti e nasce come centro carbonifero. E' ad una altitudine di piu' di mille metri sul livello del mare e la sera tira una brisa mica da ridere.
Ci siamo fatti degli amici tra i ristoratori delle zone "meno turistiche", che ci prendono in simpatia per il nostro gesticolare nel tentare di spiegare cosa vogliamo mangiare.
E' un modo interessante di entrare in contatto con altre culture; dal cibo e da tutto quello che ci sta attorno si capiscono tante cose. Comunque io alla fine sono riuscito a mangiare 5 polpette di carne sconosciuta e 4 pezzi di carne grassissima forse di maiale, il tutto mischiato in un piattone di "noodles", specie di spaghetti tagliati sul momento da una palla di pasta e cotti in brodo. Oggi ho avuto un po' di mal di stomaco.
Domani andremo a visitare il Tempio Sospeso, le grotte famose e una parte della Grande Muraglia risalente alla dinastia Ming, ora in degrado.

F & V

Beijing

Beijing e' Pechino. Chi si e' inventato questa traduzione bislacca?
L'ostello e' al primo piano di un albergo e nella nostra stanza ci sono 5 letti. In uno c'era una sudafricana bruttona che non voleva mai accendere l'aria condizionata e si schiattava; per fortuna se ne e' ita.
L'ostello di per se' e' zozzo e dal rubinetto del lavandino non scende acqua. Io mi sono fatto la barba nella vasca e si e' intasata. Virgy si avvolge come un baco nel suo sacco-lenzuolo personale tentando di evitare ogni contatto con il resto della stanza.
Caratteristica principale dei cinesi e' che sputano di continuo, facendo precedere lo scracio da un succoso richiamo dei liquidi.
Sotto la nostra finestra c'e' un mercato, e dalle 6 di mattina in poi il nostro sonno e' disturbato dai chchchchchc...... ppuuhh!!! Virgy ha i conati.
Abbiamo fatto un bel giro sulla Piazza Tienanmen di sera ed e' molto affascinante. E' la piazza piu' grande del mondo ed e' piena di cinesi che vengono a visitare la capitale.
Non abbiamo mancato la foto con il faccione di Mao. Certe cose recano tutt'ora un loro fascino, pure se figlio di comunisti di terza generazione che hanno subito lo "strappo" di krushov.
Abbiamo scoperto un posto bellissimo dove mangiare (e ti pareva) all'interno di un centro commerciale.
Ci sono decine di banchetti disposti a cerchio che offrono vociando le loro leccornie e noi di volta in volta testiamo le piu' esotiche ed accattivanti. Naturalmente qui' non esistono le forchette, per cui ci mettiamo due ore a finire un piatto. Siamo ormai padroni della metropolitana e ci muoviamo con disinvoltura.
Ci guardano tutti come fossimo marziani, e ogni volta che ci fermiamo a chiedere informazioni si forma un capannello di facce che ridono e ripetono le parole dette da noi in inglese.
Abbiamo visitato l'immensa citta' proibita, che da sola vale un giro fino qui', e passeggiato per gli "hutong", i vicoli stretti della citta', pieni di botteghe di vario genere e dall'irresistibile fascino retro'.
Anche in Cina il costo della vita e' proibitivo, ieri sera abbiamo cenato in due con 1,8 euro (senza acqua, pero'). E' gia ora di ripartire verso Datong, dove visiteremo alcune grotte e poi svolteremo verso sud, verso il Vietnam.
La cosa non e' cosi' semplice perche' i treni sono stracolmi e le file alle biglietterie infinite, ci sono le vacanze e gli studenti si muovono per andare a casa. Inoltre le file "alla cinese" sono una massa carnosa che si spinge urlando verso lo sportello. Per fortuna, grazie al nostro status di stranieri, riusciamo sempre a trovare un modo di evitarle.
Come al solito gli internet point di qui' non hanno la possibilita' di scaricare le foto, quindi immaginate...

F & V

22 agosto 2006

Ulaan Baatar - Beijing (Pechino)

Ennesima traversata asiatica.
Questa volta alla volta dell'Impero Celeste. L'emozione di raggiungere l'estremo oriente e' grande.
Il viaggio si snoda per un giorno e mezzo attraverso lo sconfinato e terribile deserto del Gobi: una landa desolata e arida che raggiunge i 50 gradi d'estate e i meno 30 d'inverno.
E' pure brutto! Gli manca la maesta' delle dune sahariane o il colore rosso intenso dei deserti d'Australia. Uccide anche la vista.
Eppure anche in mezzo a queste lande desolate, ogni tanto, si vedeva in lontananza una ger di qualche nomade con i suoi cammelli... incredibile che qualcuno scelga di vivere qui'.
Abbiamo incontrato anche una tempesta di sabbia che, causa il finestrino non chiuso completamente, ci ha invaso lo scompartimento.
A poche ore da Pechino, usciti dal deserto, il treno si arrampica su verdissime montagne in cui e' possibile osservare scorci della grande muraglia.
Anche in Cina, arrivando a Pechino, le solite baraccopoli piene di bambini che giocano nel fango e cani randagi.
Arriviamo alla stazione di Pechino che fa caldissimo e c'e' una grande afa, e impariamo subito come funziona: un tassista ci ha chiesto 30 dollari (!!) per portarci all'ostello; ci siamo arrivati con 5 e avremmo potuto arrivare facilmente a 2. Qui' si tratta su tutto!
Passandoci in mezzo Pechino sembra una grande citta' moderna e occidentale, con il fascino di qualche pagoda qua e la', ma la scopriremo domani.
Questa volta l'ostello non e' proprio il massimo, ma questo fa parte di un'altra puntata.
A presto e ciao a tutti.

F & V

Mongolia

Alle ore 09 del 16 agosto siamo partiti per una escursione di un paio di giorni nelle lande verdi della Mongolia. Il nostro autista e' un povero sfigato che si improvvisa "driver" e dice di sapere l'inglese ma, in realta', conosce solo il modo di comunicarci gli importi delle cifre da pagare e "okay", che vale un po' per tutto.
La prima tappa e' una valle all'interno di una riserva naturale, parecchio turistica ma piacevole, dove Virgy si esibisce in arrampicate su roccia che non vi dico (vedrete poi le foto).
Io mi limito ad incastrarmi in uno stretto pertugio tra le rocce.
Nel pomeriggio raggiungiamo un quieto fiume dove prendiamo un po' di sole e io mi bagno fino alle chiappe; l'acqua e' gelida, il paesaggio bellissimo.
Alle 17 partiamo per il campo di "ger", la tenda tipica mongola, in cui dovremo dormire.
Dopo 3 ore e con la benzina agli sgoccioli, siamo preoccupati.
Giustamente: il "campo di ger" e' in realta' una baraccopoli stile strada dell'Arrivore con strade sterrate, cani randagi e cavalli e mucche per le vie.
Immaginate la gioia sconfinata di Virgy!!! Devo dire che era troppo perfino per me.
Riusciamo a contattare il responsabile dell'agenzia e questo, pur di non perdere i soldi, telefona ad un suo parente pastore di vacche e vuala': abbiamo la nostra ger.
Da questo pacco e' nata una bellissima esperienza: queste due persone anziane non parlavano una parola di inglese ma sono state carinissime. Lei si e' anche truccata per l'arrivo degli ospiti.
Abbiamo assistito alla mungitura e a cena la nipote ci ha preparato la zuppa mongola: carne di montone, patate e pasta fresca. Una squisitezza!
Abbiamo dovuto arrangiarci a dormire in terra perche' i letti erano solo due.
Unico dramma: la toilette. Sapete come e' fatto il bagno alla mongola?
Prendete una pala, allontanatevi cinquanta metri dalla tenda, scavate una buca profonda e piazzateci sopra un gabbiotto instabile di legno. Finito. (Foto).
Ogni volta che ci si avvicina e' una nuvola di mosche. Se oltre ad avvicinarvi volete fare altro, le mosche vi arriveranno ovunque...
Anche con i bambini piccoli e piccolissimi sono molto spartani: in una tenda vicina una bimba di un anno veniva lasciata dalla mamma a giocare nel recinto delle capre, in mezzo alle "palline nere" di queste. Vagli a raccontare della Playstation...
Il giorno dopo abbiamo fatto colazione alla mongola (biscotti duri e the mongolo salato con latte di cavalla) e siamo partiti per una meravigliosa cavalcata sugli altipiani.
Virgy ha avuto inizialmente qualche difficolta', ma poi si e' rivelata una amazzone.
Io sono partito al galoppo subito tentando di fiaccare la bestia col mio peso, ma niente da fare.
Stanchi ma soddisfatti e felici, dopo un altro pranzo alla mongola (vedi sopra), siamo tornati a Ulaan Baatar in autobus.
Il 18 partenza per Pechino attraverso il mortale Gobi. Baci a tutti


F & V

17 agosto 2006

Ulaan Baatar


Prendete un contadino/pastore non dei piu' svegli, portatelo in citta' sradicandolo dal suo vomere, ficcatelo in macchina e accendetegliela: qui' guidano cosi'.
Attraversare una strada puo' essere veramente impossibile.
La citta', architettonicamente non ha nulla da offrire, o poco; in alcune zone espone quello spettacolo che e' la miseria umana, come a Rio o in altre metropoli.
Il nostro ostello e' carino, ben organizzato e pulito: per tre euro a notte si puo' fare.
Come quando si e' lontanissimi da casa, cio' che piace osservare e' il clima sociale, cosi' diverso dal nostro. Filobus stravecchi di stile sovietico, gente per strada con il telefono che lo affitta (al posto delle cabine), banchetti di cibo di vario genere in ogni dove.
In ogni caso siamo osservati anche noi, ci fissano spesso (si, anche me, non solo lei).
Le strade sono sempre piene di gente che con mini-van, tenta di organizzare un trasferimento con taxi collettivo, e' pieno di posti per mangiare in cui con 3 euro si cena in due, anche se la tendenza, qui' come in tutta l'Asia, e' verso la crescita economica e quindi verso l'innalzamento deciso dei prezzi.
Per una cena a 2 si possono spendere dai 3 ai 10 euro.
Nel prossimo post il racconto dell'escursione.

PS- continuano i problemi per le foto, vedremo di risolverli.

F & V

15 agosto 2006

Transiberiana

Stazione Yaroslavskaya, ore 21,30: partiti.
Le immense steppe russe, la tajga, i laghi e le foreste di conifere si srotolano lungo la strada ferrata. Il viaggio passa velocemente, anche se effettivamente abbiamo constatato di nuovo che il carattere dei russi non e' dei piu' gioviali. La responsabile del vagone ha presentato il suo secco NIET ad ogni minima richiesta, compresa quella di aprire un pochino i finestrini, bloccati tutti con la chiave.
Al confine russo-mongolo siamo rimasti fermi 4 ore senza poter scendere dal treno sotto il sole, stipati come bestie, in attesa del via libera. Subito dopo, alla frontiera mongola, ci hanno anche intimato di chiudere le tende e non guardare fuori (era pure notte).
Ogni richiesta di poter aprire un po' il finestrino o scendere a respirare, ha prodotto NIET. Diciamo che su questioni che dipendono esclusivamente da loro, i russi rifiutano un corretto e sano confronto democratico.
Il cibo durante il viaggio e' fornito dalle "babushka", le nonne delle famiglie contadine che cucinano un po' di tutto, dalle polpette ai ravioli ripieni all'insalata, e vengono a venderlo sulle banchine. Abbiamo poi scoperto un prodotto cinese che ci ha salvati piu' volte: pasta con diversi gusti, liofilizzata. Una bonta', credete. Basta aggiungere acqua bollente dal samovar, bollitore comune presente su ogni vagone, e il piatto e' servito.
Abbiamo condiviso lo scompartimento con Xavier e Violaine, due ragazzi francesi molto simpatici che ci hanno insegnato la "crapette", un bel gioco di carte.
La mattina di oggi, martedi', il paesaggio e' cambiato; sono scomparsi tutti gli alberi e si e' presentato quel Sahara verde che sono i pascoli infiniti e ondulati della Mongolia.
Arrivando con il treno, diversamente che con l'aereo, nelle periferie di Ulaan Baatar si vedono le baraccopoli degli ex nomadi, attirati dal nuovo corso economico nelle citta' e costretti poi a mendicare. Oggi abbiamo visitato la citta' e domani e dopodomani partiremo per una avventura nella natura incontaminata a cavallo e in fuoristrada.
Baci a tutti.
PS: in questo momento non riusciamo a caricare altre foto per problemi informatici; da Pechino vi faremo avere un po' di immagini (forse).

F & V

10 agosto 2006

Mosca

Ultimo giorno a Mosca.
Tempo grigio e freddo (18 gradi), ma ci divertiamo lo stesso.
Fabio ha fatto amicizia con un signore anziano con cui va molto d'accordo, pare uno che conta (foto).
Stasera partiamo con la Transmongolica verso Ulaan Baatar in Mongolia, per cui per un po' non ci sentiremo.
Virgy sta bene e apprezza il cibo russo, anche se ha difficolta' di deiezione. Io ovviamente no.
Ieri sera a mezzanotte abbiamo cenato in un bar 24/24 dove c'era una bionda cicciona truccata da meretrice che ci ha portato 2 'panini' che erano mezza fetta di pancarre' con due fette di prosciutto tagliato spesso un centimetro, piu' una pepsi calda; in piu' ogni volta che chiedevamo qualcosa ci guardava come un bulldogg appena castrato: doveva essere parente di quella simpaticona alla cassa della stazione di Kiev.
Vi mando una foto di Virgy cosi' non vi manca.
A presto e un abbraccio.


F & V

09 agosto 2006

Ancora vivi !!

Siamo a Mosca!
Il viaggio da Torino a Kiev e' stato vagamente pesante. Abbiamo le caviglie gonfie come zucche.
Siamo arrivati con 3 ore di ritardo (totale quindi 51 ore) anche a causa delle allegre guardie di frontiera ucraine che ci hanno fermati per 6 ore a causa di una cittadina moldava che esibiva passaporto creativo. L'Ucraina e' molto romanticamente ancora un luogo di comunismo reale, con casermoni, Trabant a go-go e statue dei bei tempi.
Gli ucraini sono un popolo particolare. Esempi.
La ciccionazza bionda che alla stazione di Kiev ci stava vendendo il biglietto per Mosca, a meta' della transazione, decide che e' ora di bere una tazza di the. Quindi senza neanche banfare chiude tutto e ci lascia come ebeti abbassando la tendina dello sportello. La sua degna collega a cui avevamo precedentemente chiesto informazioni, ci aveva risposto di volere l'equivalente di 8 euro, altrimenti le informazioni non ce le dava e comunque non ci avrebbe dato la disponibilita' dei posti. Bella gente.
Il viaggio in treno da Kiev a Mosca e' stato affascinante. Il treno sembrava l'Orient Express, con tappeti e decori floreali.
L'unica cosa poco floreale era il cesso. Il responsabile del vagone (ogni vagone ne ha uno) ha il compito di fornire le lenzuola e offrire il the.
Abbiamo conosciuto un italiano che lavora a Mosca che ci ha raccontato tante cose interessanti di cui vi renderemo edotti la prossima volta.
Domani sera parte la Transiberiana. Ora siamo sulla P.zza Rossa e tra poco andiamo a mangiare e a fare una passeggiata.
A presto e ciao a tutti.



F & V

05 agosto 2006

Segnalazioni

Il sito della Valchisone ci dedica un articolo. Grazie.
F & V

Cospirazioni

Nonostante il tema di questo BLOG sia fondamentalmente frivolo, non significa che non si possano indicare spunti per riflessioni anche serie. Ma lo farò di rado.
Mi limito ad indicarvi un link a cui accedere per vedere/scaricare un documentario su quanto realmente successo l'11 settembre 2001. Nessuna TV americana o europea vuole trasmetterlo. E' molto interessante, ma lungo; vi consiglio di guardarlo in due o tre puntate.
A questo punto la "teoria del complotto" non sembra proprio solo teoria. Diffondete.

F & V

1.250 Euri !

Domani si parte!
Vorrei enunciare a tutti che, grazie alla generosità dei colleghi, abbiamo raggiunto la cifra di 1250 Euro da versare sul c/c di EMERGENCY per l'ospedale di Battambang in Cambogia. Diciamo che avrebbero potuto essere di più ma, un po' per difficoltà di comunicazione tra le sezioni, un po' per taccagneria di alcuni, ci siamo fermati quì. Grazie a tutti.
Un'altra cosa: essendo il BLOG a disposizione di tutti, anticipo che eliminerò ogni commento che, a mio insindacabile giudizio ecceda, diciamo così, nell'esuberanza gergale. Sono sicuro che riuscirete ad essere coinvolgenti, simpatici e addirittura intelligienti, pur rimanendo nell'ambito del buon gusto. Chi non ci riesce legga e basta.
Ciao.
F. & V.