Tornati all'ovile, sembra di non essere mai stati in così tanti, diversi mondi.
Amareggia soprattutto constatare, per contrasto, che gli italiani, in quella che sembra purtroppo una loro maggioranza, si dimostrano il popolo più cafone, arrogante ed egoista.
Tutti hanno diritti, nessuno doveri.
Distanti anni luce quei villaggi dell'Asia, i poveri paesi dell'Indonesia e della Cambogia e le caotiche città del Vietnam, in cui la gente sorride e ti offre tutto ciò che può, anche se è quasi nulla. Luoghi dello spazio e del tempo in cui un grasso e volgare benessere non ha ancora annientato menti e cuori, e si sente ancora la presenza del senso di una umana fratellanza.
Che fare, dicevo. Non so; mi appare chiaro che la nostra anima è ormai irrimediabilmente corrotta dalla competizione, dalla prevaricazione che spinge l'uno contro l'altro, dalla disillusione verso un futuro ormai cieco. Ci hanno fatti diventare non uomini, ma aziende, che si guardano con sospetto e tendono spietatamente alla filosofia del "mors tua, vita mea". Infagottati pateticamente in una diffidenza per tutto e per tutti. Disillusi e cattivi.
Eppure sembrava così facile sorridere e darsi una mano: aiutare chi rimane indietro, diceva una troppo ottimistica pubblicità di qualche partito.
In tanti mi chiedete di fare di questo racconto, riveduto e corretto, una pubblicazione: innanzitutto non lo ritengo, e non mi ritengo, all'altezza; in questo momento di presa d'atto che questo non è un bel posto dove vivere, poi, lo spirito non mi aiuta.
Non è escluso che ci provi, ma lasciatemi metabolizzare i rospi e date alle mie illusioni il tempo di rifondarsi, se ne avranno la forza.
Eppure sarebbe così facile.
Auguri a tutti di una serena fine d'anno e di un sorridente 2007.
F & V
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