24 settembre 2006

Ko Tao - Singapore - Pekambaru (Indonesia)

Ci siamo ancora, i colpi di stato e gli eventi mondiali non ci toccano... ma scusate il ritardo, a volte trovare computer che non vadano a carbone da queste parti e' dura.
Ma dicevamo...
Lasciata la adorabile e quieta Ko Tao, ci hanno traghettati verso la terra ferma, dove abbiamo alloggiato in un alberghetto, in attesa di prendere un autobus per Singapore il giorno dopo.
Siamo usciti a cercare un famoso mercatino alimentare che doveva fornirci etti ed etti di croccanti bocconcini di insetti, ma non lo abbiamo trovato.
In compenso ci siamo consolati con seppioline alla griglia, pollo alla medesima maniera e gli immancabili noodle.
Il viaggio per Singapore e', nel primo tratto, su minibus. Decente.
Attraversiamo tutto il sud della Thailandia ed entriamo in Malesia; alla sera ci depositano presso una agenzia in un porto commerciale in una citta' che non ho nemmeno capito quale fosse.
L'ambiente piuttosto "portuale", pittoresco e intrigante, ma inquietante, ci confina nell'agenzia fino alla partenza del secondo autobus alle 20.00.
Che meraviglia!!
Posti larghi, sedili quasi totalmente reclinabili, poggiapiedi e aria condizionata che condiziona!!
La notte vola via e ho voglia di corrompere l'autista affinche' ci porti fino a Sydney ma, naturalmente, non e' possibile.
Singapore e' un po' la svizzera dell'indocina: pulita, organizzata, ricca, e per questo meno simpatica.
Comunque una immersione nella civilta' e' un piacevole diversivo, dopo quasi un mese e mezzo della piu' dura Asia.
I prezzi, naturalmente, non sono quelli della Cambogia, ne' della Thailandia, ma anche qui', con un po' di attenzione e qualche domanda, si puo' sopravvivere.
Ci piazziamo in un ostello nella zona centrale, nel dormitorio, per circa 7 euro a testa.
E' il 14 settembre, disgraziatamente anche il mio compleanno. Lo passiamo a spasso per Chinatown , con le vecchie case coloniali riconvertite alla vendita di qualunque cosa e i vecchi templi schiacciati tra le torri di cemento dei grattacieli scintillanti, e poi in giro per l'acquisto dei biglietti della nave per l'Indonesia. A Singapore viaggiamo a cavallo della linea dell'equatore; da domani passeremo il confine dell'altro emisfero, quello boreale.
Sara' ora di andare ad incontrare la Croce del Sud e tutte le altre stelle che Virgy non ha ancora mai visto e che fanno, anche di questo cielo, un buon posto per perdersi.
E' stato un errore non comprare almeno le cartine delle zone dove passeremo, perche' ci parlano di posti che non conosciamo e nessuno ha a disposizione delle mappe.
Ci fidiamo.
Il giorno dopo partiamo; lasciamo Singapore e ci rituffiamo nell'Asia estrema: Indonesia.
Prima tappa Sekupang, un'isola a solo un'ora da Singapore, ma non c'era possibilita' di fare altro.
Ovviamente non c'e' modo di andarsene fino al giorno dopo, quando partira' la nave per Pekambaru, sull'isola di Sumatra.
Passeggiamo per la citta' e lo spettacolo e' quello da poco lasciato, tassisti improvvisati che si propongono ad ogni angolo, bambini con abiti lisi che giocano scalzi nello sporco, e tanta umanita' cordiale.
E' davvero impressionante la regolarita' con cui tra i poveri del mondo si trovino sempre dignita', cortesia e disponibilita', mentre tra i piu' fortunati il primo approccio e' quasi sempre il sospetto o al massimo l'indifferenza.
Al mattino presto la nave parte per un viaggio di sette ore nel mare dell'Indonesia.
Ritroviamo stranamente le vecchie abitudini cinesi che non avevamo piu' trovato dopo il Vietnam (sputi, gente che butta tutto ovunque, mani unte di pollo pulite sul sedile...).
Noi, illusi, speravamo, dopo sette ore di arrivare a Pekambaru! No, ci vogliono altro 5 ore di un autobus scassatissimo che sfreccia a velocita' criminale sulle strade sterrate di Sumatra, e che viaggia con vetri e porte aperte per il caldo.
Va tutto bene, a parte che mi giunge sui pantaloni la sputazza di uno che alcuni sedili avanti mastica dei semini.
Arriviamo finalmente a Pekambaru e ci informiamo per un mezzo verso Jakarta, la capitale.
Siamo fortunatissimi, pensiamo: ce n'e' uno alle sei di sera, tra un'ora!
Che errore...

F & V